Recensione bella di SpaceNerd.it


Il mio invito alla visione invece fa quello che può:
Un film originale ma non di facile visione per tutti. Potrebbe essere difficile seguire i nessi narrativi: cambi di spazio-mondo ma anche continui cambi di generi cinematografici. Fatta questa premessa a me è piaciuto davvero molto, proprio per la sua complessità. Perché non è fine a sè stessa ma molto funzionale a trasmettere uno stato esistenziale nel quale può capitare di trovarci. Anzi io l’ho trovato davvero geniale. Vi è mai capitato di voler vivere una vita, o parte di essa, in modo diverso? Questo è giusto e auspicabile quando si generano situazioni e/o contesti che per noi sono tossici. Ci sono però casi nei quali siamo noi a percepire la vita come tossica anche quando in realtà non lo per niente. Siamo noi che non sappiamo vedere il bello che già abbiamo, che non mettiamo il necessario amore nelle relazioni e/o nelle cose che facciamo per poterle gustare. Insomma è il nostro sguardo che è sbagliato. Ma non ce ne rendiamo conto. Così la soluzione che ci viene in mente è quella di fuggire altrove: un’altra vita, in un altro mondo… e a questo punto perché non in un altro universo? Infatti saremmo sempre noi ma l’aver fatto scelte diverse ci porterebbe ad avere una vita migliore. Ma è davvero così? L’opera secondo me dà una risposta diversa che ognuno potrà valutare solo a film finito. Anche la psicologia del villain di turno non è male. Everything everywehere all at one: sembra qualcosa di fantaistico! Ma cosa accadrebbe se si scoprisse che manca l’unica cosa che conta davvero e per la quale si potrebbe barattare senza pensarci ogni every… e ogni all del caso? La protogonista, dal canto suo, farà un turbolento percorso di trasformazione interiore perché ha ascoltato la sua insoddisfazione e ha buttato il cuore oltre l’ostacolo. Trovo che le relazioni moglie-marito e madre-figlia e l’evoluzione delle stesse siano molto vere e credibili.

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