Spesso siamo propensi a pensare che un criminale è… un criminale. Ma chi ha fatto degli errori non è solo i suoi errori, anche se non li rinnega. Questo film avvincente potrebbe essere utilizzato per ragionare coi ragazzi sul fatto che nelle dispute le responsabilità e le colpe non sono solo dell’altro, che non tutto è bianco o nero, che bisogna saper leggere nelle sfumature, saper andare oltre. Come fa Malamadre, il capo dei rivoltosi, nei confronti del protagonista che se pur ha fatto il doppio gioco ormai è indissolubilmente suo amico.

Cito sentieridelcinema.it:

Nell’assottigliare il confine tra bene e male Monzón è abile a non ricorrere a facili forzature. I criminali rimangono tali (compiono violenze, si divertono a parlare di stupri, sono impulsivi) ma al tempo stesso un residuo d’umanità squilla in loro. Malamadre è spietato, diffida sempre di tutto e tutti ma riesce anche ad affezionarsi al destino di Juan, che gli racconta di sua moglie Elena e del bambino che porta in grembo. D’altra parte, i secondini sembrano manifestarsi come figli di una società migliore, sicuramente più civilizzata; anche in alcuni di loro tuttavia, una repressa capacità di violenza preme per manifestarsi. Riuscendovi.

Un film nel quale si inizia a tenere per i “buoni” e disprezzare i “cattivi”… ad un certo punto però sembra che le parti si invertano e alla fine anche quelli che sono gli attuali “cattivi”, che prima erano i “buoni”, hanno cercato di agire in buona fede per trovare un modo che ponesse fine ad una difficile situazione.

Di admin