Cito una parte dell’articolo uscito sul numero 110 della rivista “il Ragazzo Selvaggio“:

[…] non c’è solo la consueta apologia dell’univocità degli individui e della necessità da parte loro di scoprire le proprie doti nascoste; molto più in là, detto con immagini desaturate quasi infantili, c’è un invito alla pace e alla speranza, c’è il male sconfitto non dall’annientamento della lotta violenta ma da una purificazione del cuore, una conversione ottenuta dall’interno e nell’interno.

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